IL PICCOLO HANSALDO COMUNICATO STAMPA # 1


Museo Teo e OCA Officine Creative Ansaldo, con la collaborazione di Le Belle Arti, presentano la mostra

IL PICCOLO HANSALDO
(psicanalisi di un giovane luogo alla ricerca di una identità in un mondo sostenibile)

a cura di Giovanni Bai/Museo Teo.

4-8 Maggio 2013 -  Inaugurazione sabato 4 e domenica 5 maggio dalle 15 alle 19

OCA/Officine Creative Ansaldo - Via Tortona, 54  MILANO   
(Ingresso Via Bergognone, 34)



Opere e installazioni di Giovanni Bai, Véronique Champollion, Duilio Forte, Loredana  Galante, Carolina Gozzini, Klaus Gulbrandsen, Paolo Mazzo, Pigreca, Federica Tavian Ferrighi, Mario Tedeschi , Marco Viganò.

Con la partecipazione di Giovanni Bonoldi, Maria Caprì e MaD Acoustic Duo, Nicola Di Caprio, Giulio Escalona, Hanpanhouse.
Il progetto dell’allestimento è di Carolina Gozzini.



Da un gioco di parole tra un famoso caso clinico freudiano (Il piccolo Hans) e il luogo che ospita la mostra, nasce un progetto che mette a confronto il lavoro di una serie di artisti che operano da tempo in un contesto internazionale: una analisi per immagini dello stato del mondo, a partire da una riflessione sul riuso dello spazio e del contrasto tra naturale e artificiale. Il titolo è nato da un brevissimo brainstorming tra Giovanni Bai, Giovanni Bonoldi e Nicoletta Meroni ed è immediatamente  stato adottato come punto di partenza per questa mostra.



Museo Teo si muove da oltre venti anni nella prospettiva di un’arte relazionale e di impegno civile,  per stimolare una rete di relazioni creative tra soggetti che si muovono in modo autonomo nel sistema dell’arte, e di conseguenza  sviluppare una riflessione sullo stato dell'arte oltre che del mondo presente, per incentivare la produzione di socialità e di senso.



Il tema portante della mostra è quello della sostenibilità in un mondo caratterizzato da una crescente complessità, che si scontra con una altrettanto crescente semplificazione e banalizzazione proposta dalle strutture dominanti.  La mostra vuole essere una risposta a questa semplificazione, mostrando la ricchezza della contrapposizione naturale/artificiale al di là delle apparenze.



Il punto di partenza è l’esistenza di una complessità che si trova a un livello superiore rispetto all’individuo, che si manifesta nella forma della cultura e nello scambio simbolico. Ma un superiore livello di complessità è quello che lega l’uomo alla natura: livello che richiede una maggiore consapevolezza – o addirittura di saggezza - rispetto alle cose di tutti i giorni.



Lo sviluppo della tecnica e dell’intelligenza artificiale, le tecniche che l’uomo ha utilizzato per il dominio sulla natura e sugli altri uomini, le interazioni e le tecniche che sottendono queste relazioni, l’evoluzione di quella particolare quella costruzione sociale che è la città, ora divenuta metropoli, sono il terreno di riflessione dell’opera degli artisti che si confrontano in questa mostra.



L’installazione di Giovanni Bai vuole sottolineare il complesso rapporto  tra naturale e artificiale contrapponendo l’immagine  - realizzata con la tecnica della videopittura su tela - di un albero dopo le amorevoli cure dei suoi giardinieri  a quella di paesaggi industriali  - rappresentati in fotografie di grande formato su tela leggerissima,  volatili al confronto della solidità dell’albero – che si integrano con la bellezza del tramonto o con una ambigua presenza umana.



La ricerca di  Marco Viganò, che ha come oggetto la storia della fotografia e il divenire delle immagini, è anche una riflessione sul futuro. I soggetti delle sue opere sono piccoli esseri viventi - insetti , crostacei, molluschi – cristallizzati da un processo di produzione che rappresenta un ponte tra i primi esperimenti di H. Fox Talbot e le immagini digitali: la nascita di un’immagine che non è più immagine fotografica. Viganò fonde insieme procedimenti diversi ed il risultato non ne è la semplice somma, ma lo scaturire di un nuovo elemento, frutto del dialogo silenzioso ed interiore tra l’artista e l’immagine che sta prendendo forma.



Le fotografie di Paolo Mazzo sono parte di una ricerca sulle Company Town,  città nate in modo quasi artificiale attorno a una struttura industriale, prive di stratificazione ed espressioni di un’ideologia che ha soverchiato l’opera di architetti e urbanisti: spazi apparentemente senza tempo, dove vengono ordinate e distribuite le funzioni gerarchiche e le attività produttive della e nella collettività.

Queste immagini sono viaggi della memoria e nella memoria, in cerca della ricchezza dell’architettura che si consuma nella storia, nella cultura, nella geografia del momento e che si misura con la persistenza della materia.



Anche le installazioni di Federica Tavian Ferrighi fanno riferimento allo spazio e al tempo e ne narrano la relazione, con lo scopo di trasformarle in possibilità altra di poesia, ma sono anche riflessione sociale e ambientale. Il Ratto di Proserpina è il tema attorno a cui si sviluppa una ricerca sullo scempio naturalistico e paesaggistico  del lago di Pergusa:  un video che intreccia interviste a immagini oniriche, grandi tele trasparenti e foto, un anello/scultura, fiori e piante secchi, il ricamo su tarlatana trasparente di mappe e parole che evidenziano la pregnanza  e la poesia di ciò che identifica un luogo: un luogo geopoetico.



Duilio Forte è architetto e scultore. La sua ricerca nel campo dell’arte presta  particolare attenzione alla dimensione spaziale: la sua opera è finalizzata alla realizzazione della scenografia del quotidiano, con riferimenti alla mitologia nordica , che implica attenzione alla natura ed alla semplicità.  Le sculture che presenta in questa mostra hanno come soggetto il cavallo  - elemento costate della sua ricerca -  simbolo di esplorazione, scoperta e conquista. I suoi cavalli sono più che una metafora della fobia del piccolo Hans.



Loredana  Galante, artista e performer,  propone installazioni che sono allo stesso tempo spettacolo e intrattenimento multidisciplinare.  Interessata al counseling sistemico-relazionale, utilizza il gioco e l’ironia creando paesaggi onirici, percorsi  a ritroso nel tempo nella dimensione del racconto popolare.



Klaus Gulbrandsen è un fotografo puro, specializzato in fotografia scientifica e naturalistica. In questa occasione si dedica alla ricerca sulle forme da lui predilette della natura vegetale realizzando una installazione site specific.



Pigreca è un collettivo composto da Flavia Alman e Sabine Reiff, che da decenni  conducono una ricerca nel campo dell’arte interattiva e psicosensoriale. Amano definirsi anche come ricercatrici di idee nell’era degli ipertesti e realizzano installazioni interattive fondate sia sull’uso delle tecnologie che sulla partecipazione visiva e sensoriale dello spettatore, come nel caso delle anamorfosi coniche della installazione Punti di vista che presentano in mostra.



Carolina Gozzini ama definirsi architetto, ballerina, artista che cerca di dare spazio alla creatività in tutte le attività che possano dare piacere a sé e agli altri. Counselor somato-relazionale realizza performance ironiche e installazioni con materiali di recupero. Al connubio naturale artificiale risponde con delle immagini di deserti dove la natura è solo apparentemente inanimata, in quanto affiorano tracce di insetti o rettili che si intersecano con le onde create dal vento. Ha curato anche l’allestimento della mostra.



Mario Tedeschi  ha una trentennale esperienza nell’ambito fotografico nella sua totalità: fotografie di scena di spettacoli teatrali, allestimenti e performance artistiche, reportage nel mondo del lavoro, servizi fotografici per campagne pubblicitarie. Ogni foto è un’immagine che si mostra, pur senza perdere il suo carattere di fare memoria, di documentare. Ha poi sviluppato una vena creativa che lo porta a realizzare immagini, video e installazioni, come 12col12nel1212.



Véronique Champollion  è una pittrice e performer francese, tra i fondatori della Nouvelle École de Nice e dell’associazione  Art Mobil, che da  vent’anni organizza eventi e manifestazioni artistiche e conviviali.

Lavora con materiali comuni, come la carta di giornale che diventa cartapesta, i manifesti pubblicitari, le tovaglie provenzali, realizzando bassorilievi e sculture – anche galleggianti – e, soprattutto, grandi tele, con una pittura sospesa tra il realismo e il sogno. In mostra due grandi tele, di cui una ancora da dipingere: l’opera verrà realizzata nel corso della mostra.



La mostra sarà inaugurata sabato 4 e domenica 5 maggio dalle 15 alle 19 con una serie di eventi performativi e musicali e proseguirà con gli stessi orari fino a mercoledì 8 maggio 2013.

SABATO 4 MAGGIO. Oltre agli interventi performativi degli artisti presenti in mostra Véronique Champollion, che realizzerà dal vivo una delle sue opere e Loredana Galante, con l'intervento interattivo Storie di paese, sono in programma le performance musicali Mappe sonore del Mediterraneo di Giulio Escalona alle ore 17, che suonerà le sculture in ceramica di Federica Tavian Ferrighi e Il bambino cosmico che risiede in me, sorride beffardo (act 5) di Nicola Di Caprio alle ore 18.

DOMENICA 5 MAGGIO. Handpan impro & jam con Handpanhouse e Biagio Vallefuoco, Paolo J.Garcia Livio e Fabio Borioni Boriotti; performance canora di Maria Caprì e MaD Acoustic Duo; lettura di testi da Il piccolo Hans di Sigmund Freud e l'intervento di Giovanni Bonoldi Tecnica mesta: una vita tra poesia e arti visive, mentre continuano le performance pittoriche di Champollion e Galante.


Per l’occasione sarà realizzato il numero 34 di Museo Teo Artfanzine.

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